Ieri sera ero troppo stanco per connettermi alla rete e cosi', per tenere aggiornato questo diario, sfrutto la mezz'ora fra il servzio all'orfanotrofio e il pranzo che, fra l'altro, dobbiamo preparare noi perche' le nostre mamme hanno deciso di fare tappa a Medugorje.
Mi mancava di visitare la terza delle nostre esperienze di servizio, l'orfanotrofio pubblico. Sapevo, dai racconti dei ragazzi e dei giovani, che qui la realta' e' parecchio dura, ma non mi aspetavo fino a questo punto. I responsabili, forse non troppo lieti di avere ospiti stranieri fra i piedi - non hanno perso occasione per dimostrarcelo - non ci hanno mai fatto passare dall'ingresso ufficiale ma sempre da un cancello laterale che da' immediatamente sull'unico spazio aperto, un cortile in asfalto con due canestri e ai bordi, opposte alla rete di recinzione, una gradinata. Dietro a questo campo ci sono i tavoli in legno e i giochi per i piu' piccini su un terriccio pieno zeppo di sassolini. Tutto qui. Gli ospiti sono piu' di un centinaio, dai piccolissimi di 2-3 anni agli adolescenti che passano il loro tempo a giocare a calcio e soprattutto a basket. Ho l'impressione di trovarmi in una prigione soffocante dove l'unico scopo e' quello di ammazzare il tempo che non passa, a tratti in un manicomio perche' i bambini non giocano quasi mai assieme ma ognuo per se', soprattutto i piu' piccoli, chi con il pallone, chi con qualche gioco, chi con i sassolini. Ma bisogna vederli questi bimbi: da una parte ti chiedi come fanno ad essere cosi' felici, come fanno ancora a sorridere, come fanno ancora a sorprendersi di quello che vedono e di chi incontrano; dall'altra ti chiedi, quando dilaga la trsitezza nei loro occhi, quando hanno una voglia di tenerezza a loro sempre negata, perche' questi innocenti devono pagare le colpe che non hanno mai avuto: quelle dei loro genitori che li hanno abbandonati o maltrattati "meglio sarebbe per lui che gli si mettesse una pietra al collo e venisse gettato in un pozzo!", le colpe di un paese che ha perso tutto con una guerra e non ha compreso ancora che il vero benessere deve passare necessariamente per la pace, la giustizia e la solidarieta'; le colpe di un mondo occidentale che chiude gli occhi di fronte alla poverta' appena oltre i propri confini, arroccato ideologicamente sui propri privilegi. La strage degli innocenti, dai giorni di Erode, non ha ancora avuto fine. E io mi chiedo, perche', mi chiedo che cosa siamo noi per loro, o forse, che cosa questi occhi allegri e tristi assieme devono farci cambiare per essere creature nuove...
a dire il vero, Signore, oso anche chiederti dove sei tu di fronte a questo dolore innocente...non ho facili risposte, mi piace pensare che sei accanto ad ognuno di questi bambini